Packaging sempre sotto pressione: legislatori, cittadini, aziende di marca e della distribuzione chiedono la tripla certezza: per il contenuto, per la persona e l’ambiente.
Luca De Nardo
26 aprile 2021
“Non esiste sul mercato un prodotto che abbia più responsabilità come ce l’ha il packaging: questo è un impegno che pochi manufatti industriali hanno e che richiede maggiore rispetto ed attenzione in chi lo produce, lo utilizza e ne gestisce il fine vita”. È un orgoglio più che fondato quello di Anna Paola Cavanna, presidente della Fondazione Carta Etica del Packaging, quando parla del Valore n. 3 della Carta: la sicurezza.
“Sì, è una responsabilità multipla, perché si deve garantire assenza di impatti e negatività come materiale nei confronti dell’ambiente e delle persone, e soprattutto prestazioni evolute ed assenza di rischi nel rapporto con il prodotto che contiene: che sia un cosmetico o un farmaco, un succo di frutta o un microchip acquistato on line e consegnato a domicilio.”
C’è un livello di attesa altissimo nei confronti del packaging, un livello pari almeno a quello del prodotto contenuto: “Produttori e utilizzatori sono sottoposti ad una pressione normativa e reputazionale massima; e per un manufatto che ha un ciclo di vita brevissimo”, ricorda la presidente.
Fra le obiezioni più recenti rivolte all’imballaggio c’è sempre l’overpackaging, ma anche la sua stessa esistenza: il ritorno allo sfuso, indicato come soluzione è discutibile: il beneficio sul prezzo finale è minimo, la riduzione degli impatti trascurabile, i rischi quasi tutti certi. “Forse è un’opzione accettabile per alcune categorie di prodotti – commenta Anna Paola Cavanna – ma è sempre necessario delineare degli scenari e misurare i benefici, prima di smantellare una filiera ed esporre consumatori, ambiente ed operatori ad altri tipi di scenari.”
L’Istituto Italiano Imballaggio, del quale la Fondazione costituisce il braccio ‘etico’, ha messo a disposizione il documento Il Packaging Allunga la Vita, che spiega valore e funzione dell’imballaggio nel tutelare prodotti, persone e prevenire lo spreco alimentare. “Lo riprenderemo per creare cultura e formare operatori e utilizzatori sul concetto stesso di sicurezza – annuncia la Presidente – Ma torno al ruolo della Fondazione: cerchiamo ambasciatori convinti dei 10 valori perché quando un’azienda affida al packaging la sua reputazione, l’identità, la percezione, la sicurezza del prodotto, gli affida in toto il valore azionario e la relazione con il mercato: praticamente tutto! Per questo vogliamo AD, CEO e direttori di divisione a bordo della Fondazione. Io stessa mi sono proposta come prima in quanto espressione ed evidenza della mia azienda.”
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