[10. Sostenibile
È il packaging rispettoso dell’ambiente. L’imballaggio è sostenibile se progettato in modo olistico, pienamente equilibrato con il prodotto e con i suoi modi d’uso, così da ottimizzare le prestazioni ambientali complessive.
Dall’Asia all’America Latina, progetti di upcycling per promuovere la sostenibilità a triplice impatto: ambientale, economico e sociale
L’upcycling, noto anche come “riutilizzo creativo”, è un processo che trasforma oggetti di scarto e considerati non più utili, in nuovi prodotti percepiti di qualità superiore rispetto ai materiali di origine, e ai quali vengono attribuiti un particolare valore estetico e ambientale, nonché nuovi significati. E l’imballaggio è uno degli oggetti che, una volta terminata la sua vita utile, si presta maggiormente a questa operazione di “risignificazione”.
L’upcycling si pone in opposizione al downcycling, che è la prassi più comune del processo di riciclaggio, che implica la conversione in nuovi materiali, il più delle volte di qualità inferiore rispetto a quelli di partenza. Quando non è possibile riparare o riutilizzare un oggetto, e il riciclo non è possibile o non è conveniente, l’upcycling può essere una soluzione per evitare che un rifiuto finisca in discarica e inquini l’ambiente.
Introdotto per la prima volta negli anni ‘90, il concetto di upcycling fu ripreso e diffuso all’inizio del nuovo secolo da McDonough e Braungart nel loro libro “Cradle to Cradle: Remaking the Way We Make Things”, ampiamente riconosciuto come un testo fondamentale del movimento per la sostenibilità.
Già dalla fine del primo decennio del 2000 l’upcycling si è iniziato a diffondere in modo significativo nei cosiddetti Paesi sviluppati, soprattutto nell’ambito della moda e nel settore dell’imballaggio, per poi diventare negli anni un vero e proprio trend.
È vero, però, che mentre nel Nord globale l’upcycling è diventato un fenomeno mainstream rispetto al mercato dei prodotti “eco-compatibili”, nei Paesi in via di sviluppo del Sud del mondo questa pratica è sempre stata utilizzata per il recupero dei materiali di scarto, più per necessità che per protezione dell’ambiente, soprattutto a causa della mancanza di risorse e della scarsità di materie prime.
Tra le esperienze di riuso spontaneo del Sud globale, ve ne sono alcune che hanno avuto anche un significativo impatto a livello sociale, grazie a iniziative nate in ambito locale con finalità educative e umanitarie. Due esempi particolarmente rilevanti in questo senso sono la “Orquesta de Reciclados de Cateura“ e il movimento “Liter of Light“.
Cateura è un sobborgo alla periferia di Asunción, la capitale del Paraguay, e sorge su un terreno che nel tempo è diventato la discarica della città, la più grande del Paese. I cumuli di spazzatura si estendono per chilometri e le circa venticinquemila famiglie che vi abitano, formando una sorta di baraccopoli, sopravvivono raccogliendo e vendendo bottiglie di plastica o qualsiasi cosa riescano a trovare tra i rifiuti.
Particolarmente preoccupanti sono le condizioni di vita degli abitanti della zona, soprattutto dei bambini, che spesso vengono lasciati soli mentre i loro genitori, i “gancheros” (così chiamati per via dei ganci che usano per frugare tra i rifiuti), sono impegnati a cercare nella discarica.
Una decina di anni fa, il musicista e tecnico ambientale paraguaiano Favio Chávez decise di mettere insieme un’orchestra per i bambini del luogo, per dare loro la possibilità di esprimere la propria creatività, utilizzando la musica come strumento educativo e di possibile riscatto sociale.
La “Orquesta de Reciclados de Cateura“ (letteralmente “Orchestra di Riciclati di Cateura”), su cui è stato realizzato anche un documentario, è composta da strumenti musicali, perfettamente funzionanti, realizzati con rifiuti provenienti dalla discarica di Asunción. Il repertorio dell’orchestra spazia dalla musica classica ai Beatles.
Altro esempio di upcycling con forte impatto sociale è “Liter of Light”, movimento globale con una rete di collaborazioni in tutto il mondo, impegnato a fornire illuminazione diurna alle case senza elettricità o con scarsa disponibilità di energia in comunità emarginate, grazie a particolari “bottiglie solari”.
Questi dispositivi consistono in bottiglie di plastica trasparenti riempite d’acqua, a cui viene aggiunta un po’ di candeggina per inibire la crescita delle alghe, e che vengono inserite in fori realizzati nei tetti delle abitazioni da illuminare. Grazie alla rifrazione della luce solare esterna è possibile fornire all’interno una quantità di luce pari a quella di una lampadina a incandescenza da 40-60 watt.
L’idea di utilizzare le bottiglie di plastica come sistema di illuminazione a basso costo è stata sviluppata dal brasiliano Alfredo Moser; tuttavia, la diffusione di questa soluzione si deve a Illac Diaz che, nel 2011, nelle Filippine, ha fondato la My Shelter Foundation e ha sviluppato come impresa sociale il progetto delle bottiglie solari, generando anche lavoro alla popolazione locale. Nel tempo, Liter of Light ha sviluppato progetti low-cost e low-tech per illuminare case, scuole e strade anche di notte.
Al di là delle iniziative umanitarie, la diffusione dell’upcycling ha portato nel tempo nel Sud globale alla nascita di vere e proprie attività imprenditoriali, promuovendo una visione di sostenibilità integrale in ambito locale, con un triplice impatto: ambientale, economico e sociale. Tra queste, figurano le start-up EcoKaari (India) e Green Glass (Cile).
EcoKaari è una start-up fondata da Nandan Bhat nel settembre 2020 in India, nata con l’obiettivo di contribuire a risolvere il problema della gestione dei rifiuti di imballaggio, in particolare quelli più difficili da riciclare.
Il nome di questa impresa sociale nasce dalla combinazione di “Eco” (ecologico) e “Kaari”, che deriva da “Kaarigar” (artigiano), a dimostrazione dello stretto rapporto tra artigianato locale e ambiente, entrambi interconnessi e interdipendenti. Il patrimonio artigianale indiano, infatti, si è sempre ispirato alla natura; inoltre, già da migliaia di anni, le tecniche artigianali tradizionali si sono basate sull’ottimizzazione dei materiali e sulla minimizzazione degli scarti.
EcoKaari utilizza così l’upcycling per trasformare i rifiuti di imballaggio in accessori e capi di abbigliamento di alta qualità estetica, utilizzando il “charkha” (fuso) e il telaio manuale. I tessuti sono realizzati interamente a mano da persone, soprattutto donne, che provengono da contesti più vulnerabili, facendo sì che EcoKaari agisca anche come un agente di cambiamento sociale.
Vengono così proposte alternative sostenibili ed etiche all’industria del fast-fashion e, allo stesso tempo, una possibile soluzione all’emergenza rifiuti, combinando tecniche artigianali tradizionali indiane con tessuti ottenuti grazie al processo di “upcycling” realizzato da manodopera locale.
Analogamente a EcoKaari, anche Green Glass, startup cilena che produce bicchieri a partire da bottiglie usate, nasce con il proposito di recuperare ed estendere la vita utile dei rifiuti di imballaggio.
In Cile, nonostante il vetro abbia uno dei tassi più alti di riciclaggio, le bottiglie usate di questo materiale sono ancora percepite come rifiuti “inutili”, per questo Oscar Muñoz, fondatore di Green Glass, nel 2009, quando era ancora un giovane studente universitario, ebbe l’idea di creare un’impresa con l’obiettivo di recuperare tutte le bottiglie di vetro non riciclate del Paese e trasformarle in bicchieri, ma non in bicchieri qualsiasi, bensì in “bicchieri d’autore”. Infatti, oltre a creare nuove opportunità di lavoro per i “cartoneros” e i riciclatori di base, nel processo di upcycling sono coinvolti illustratori locali, promuovendo così anche l’arte cilena e dando ai rifiuti di vetro una rinnovata qualità estetica, attraverso decorazioni ispirate a diversi temi (dalla flora e fauna cilena fino ai personaggi di serie tv e film).
In linea con un approccio alla sostenibilità di triplice impatto, Green Glass sostiene economicamente cause di ONG sociali e ambientaliste, ad esempio, donando fondi per il trattamento di bambini malati di cancro o per piantare nuovi alberi in aree disboscate; recentemente è stata inoltre inaugurata la nuova pianta produttiva che funzionerà al 100% con energie rinnovabili.
Le iniziative presentate non solo dimostrano che l’upcycling è capace di estendere la vita utile di un oggetto, smarcandolo dal concetto di “rifiuto” e migliorandone il valore percepito, ma costituisce soprattutto un esempio virtuoso di come a partire dal recupero di materiali di scarto si può aiutare l’ambiente e allo stesso tempo generare un importante impatto sociale ed economico per il territorio locale, secondo un approccio alla sostenibilità di triplice impatto.
Inoltre, progetti nati in contesti più svantaggiati rispetto al Nord globale e originati, in alcuni casi, da esigenze pratiche di pura sopravvivenza, sono certamente casi emblematici di come sia possibile trasformare in risorsa – praticamente e metaforicamente – ciò che dalla società è considerato rifiuto, ma anche una risposta “dal basso” alle crisi che ancora oggi sono generate dall’iperconsumismo dei Paesi cosiddetti sviluppati.