PER UN MONDO PIU’ PULITO

[La parola a… Andrea Ghu, sales manager Poplast srl

Per un mondo più pulito

di

Poplast

«Il gruppo Poplast ha deciso di aderire alla Carta Etica del Packaging mosso da una duplice esigenza: orientare in modo corretto le risorse dedicate alla ricerca di nuovi imballaggi flessibili a minor impatto ambientale e trovare il modo di comunicare con efficacia questa loro caratteristica fondamentale.
Poplast è in linea con i criteri di sostenibilità che guidano le strategie della proprietà, Green Arrow Capital, che è tra i principali gestori indipendenti di investimento alternativo con una focalizzazione sulle energie rinnovabili.
L’azienda vive infatti un forte senso di responsabilità nei confronti delle sue attività: comportamenti etici, salvaguardia dell’ambiente, sostegno delle comunità sono i fattori chiave del nostro business di oggi e di domani.

Una visione lungimirante

Siamo specializzati nella stampa flessografica e rotocalco, nei processi di laminazione e taglio e, alla luce dei nostri “valori”, abbiamo riorganizzato tutti i progetti attivi, incentivandone uno sviluppo equilibrato, sostenibile e sicuro.
L’attività di R&D si concentra nel dare ai progetti la massima trasparenza, così da fornire all’esterno del gruppo – mercato, politica e collettività – tutte le informazioni in maniera corretta e accessibile, sfruttando le potenzialità del sito istituzionale e dei canali social.
Per noi è fondamentale non cadere in qualsiasi forma di greenwashing consapevole. Per questo tutte le nuove proposte si fondano su dati scientifici e sono valutate e certificate da enti terzi.

In collaborazione con l’Università di Parma stiamo portando avanti un lavoro di confronto tra vecchie e nuove strutture di materiali, comparando le analisi del ciclo di vita (LCA) dei prodotti, con l’obiettivo di chiarire, per primo a noi stessi, se stiamo andando nella direzione giusta. Si tratta di un lavoro continuativo, condiviso da tutti, che ha lo scopo di esporre valori scientifici e non soggettivi, così da mettere anche i nostri clienti nella condizione di fare scelte coerenti con una visione lungimirante del packaging e del mondo.

Sottolineo che, quest’anno, Poplast presenterà il suo primo bilancio di sostenibilità certificato da KPMG.

Dare oggettività ai dati

Combattiamo con fervore contro la divulgazione di idee e opinioni superficiali come l’affermazione che in assoluto l’utilizzo della carta sia preferibile alla plastica.

Ovviamente i due materiali non possono essere equiparati per le loro differenti proprietà (effetto barriera, conservazione etc) ma anche perché ognuno di essi porta con sé un diverso impatto ambientale.
È importante portare alla luce il fatto, ormai noto anche in ambito accademico, che molte LCA risultano “incomplete” e in contraddizione tra loro, tanto da far sorgere dubbi sui certificatori.

In generale circolano molti pregiudizi sulla plastica e sui materiali sostenibili in generale. Faccio l’esempio dell’ultimo materiale barriera compostabile che abbiamo messo a punto: è un film termoformabile per vaschette realizzato con polimeri di origine fossile.
Perché non abbiamo optato per polimeri compostabili provenienti da fonti rinnovabili? Perché quelli di origine fossile hanno un costo inferiore e caratteristiche di costanza qualitativa molto superiori.
Un modo concreto per coniugare ecologia ed economia.

Ma a proposito dei packaging compostabili, il problema più evidente è che solo noi in Italia stiamo lavorando in questa direzione, a differenza di ciò che avviene ad esempio in Francia e in Germania.
Questo significa che se anche noi realizziamo un prodotto molto valido, nel momento in cui a valle non esiste un sistema industriale di raccolta e trattamento, non offriamo in realtà alcun vantaggio, ma solo un aggravio di costi.
È necessario quindi considerare vantaggi e svantaggi di ogni soluzione: per eliminare lo zucchero in bustine dovremmo tornare alla zuccheriera del passato… Lo stesso vale per le confezioni monodose di olio, aceto, sale e pepe, che si sono dimostrate essenziali durante il periodo del Covid.

Un altro esempio di dubbio virtuosismo è la soluzione inaugurata di recente da una grande catena di fast food, in Francia, che ha deciso di servire patatine e bibite in bicchieri di plastica riutilizzabili. Viene da chiedersi, come i bicchieri vengano lavati dopo l’uso (con quale dispendio energetico e risultato igienico), o se sia stato valutato il problema degli ftalati che, con il progressivo deterioramento della plastica, possono migrare più facilmente negli alimenti.

Guardare avanti

Molte volte gli utilizzatori sanno anticipare le linee di sviluppo in materia di packaging e sono già orientati a utilizzare imballaggi più semplici, così da favorirne il riciclo.
La tendenza che si è radicata in favore di soluzioni a base poliolefinica – PP e PE, ad esempio – nasce tempo addietro dalla volontà avanzata da alcuni gruppi tedeschi della grande distribuzione, come Aldi e Lidl, di bandire confezioni con poliestere, poliammide, alluminio.
Noi siamo partiti da lì, più o meno 5-6 anni fa, e col tempo abbiamo migliorato le nostre conoscenze e competenze in materia, tanto che oggi, per esempio, la valutazione e certificazione di riciclabilità dei nostri materiali è effettuata dall’istituto tedesco Cyclos-HTP.

Le altre due aree preferenziali di intervento a favore di una maggiore sostenibilità riguardano, come si sa, la riduzione degli spessori e l’impiego di materiale riciclato.
Così, di norma, oggi utilizziamo nei nostri film di polietilene per prodotti alimentari un 15-20% di riciclato di qualità, proveniente da sfridi di lavorazione.
E che gli imballaggi siano sempre più leggeri è sotto agli occhi di tutti: per il top delle vaschette per affettati proponiamo un film con uno spessore di 52 micron, mentre solo 3 anni fa la specifica standard era 82-92 micron, e questo nonostante l’aumento delle velocità delle macchine affettatrici e confezionatrici, che tendono a stressare sempre più il materiale.

Aperti all’ascolto

Facile, quindi, comprendere quanto sia importante attivare una collaborazione tra produttori di materiali, costruttori di macchine e utilizzatori: molte innovazioni intelligenti, buone per l’ambiente, stentano a diffondersi solo perché il comportamento del materiale in macchina non è ottimizzato, il che penalizza inevitabilmente la produttività.

Bisognerebbe ragionare partendo dal presupposto che tutti possiamo fare di più e meglio.

Da parte nostra cerchiamo di fare informazione e formazione spiegando ai clienti che una scelta in favore dell’ambiente può essere vantaggiosa anche per loro.
Perché, quindi, arroccarsi su posizioni preconcette e liquidare il tutto con un no? Perché non affrontare anche il tema della shelf life dei prodotti e come meglio contribuire a ridurre lo spreco alimentare?
La durata di vita di un prodotto non dipende solo dal prodotto stesso ma anche dalla sua conservazione e le nostre soluzioni di packaging incidono esattamente su questo.