FARE DI PIU’, FARE MEGLIO

[La parola a… Anna Paola Cavanna, CEO Laminati Cavanna SpA

Fare di più, fare meglio

Ho sempre pensato fosse necessario promuovere una nuova cultura dell’imballaggio, in particolare facendo un esplicito richiamo all’etica, ovvero all’opportunità per l’industria e gli addetti ai lavori di condividere un codice di comportamento.

Per questa ragione, durante il mio secondo mandato come presidente dell’Istituto Italiano Imballaggio, il 29 maggio 2020, in pieno lockdown, ho concretizzato il progetto Fondazione Carta etica del Packaging.
Va da sé che, coerentemente, l’azienda di cui sono CEO, la Laminati Cavanna, specializzata nell’accoppiamento, laminazione, laccatura e taglio di bobine nel settore degli imballaggi flessibili, per prima sottoscrivesse e aderisse alla Carta Etica in qualità di Ambasciatore.
Una scelta libera e consapevole, nata dal voler restituire all’imballaggio l’immagine virtuosa che merita, contrastando le campagne di disinformazione ottusamente “contro”.

Come azienda, abbiamo quindi cercato di interpretare al meglio i tempi e i modi di un mercato in divenire, mettendo in atto una continua trasformazione, senza tuttavia tradire la nostra natura di azienda flessibile, veloce, con competenze estese sui materiali e sugli adesivi e che, nella riservatezza, ha il suo punto di forza.
Siamo riusciti in questo modo a concretizzare diversi progetti e iniziative, con l’obiettivo di creare valore condiviso, partendo dal rispetto per l’uomo, per l’ambiente e per la comunità all’interno della quale operiamo.
Ci siamo dunque dotati di una nostra Carta dei Valore e di un Codice Etico e di Condotta che definiscono i principi che rappresentano l’identità e la ragion d’essere dell’impresa.

Dare concretezza all’impegno

Nella Carta dei Valori definiamo il nostro modello di business, che ha al centro la soddisfazione dei bisogni dei clienti, ma anche il rispetto per l’ambiente, la valorizzazione della nostra storia e l’attenzione per le persone e la comunità.
Questo vuol dire, da una parte, fare il nostro lavoro con flessibilità, efficienza e qualità, e dall’altra, avere attenzione e disponibilità nei confronti dipendenti.
Con i clienti cerchiamo di essere molto diretti, molto chiari, riferendoci in un certo senso ai principi della Carta Etica.
Per quanto riguarda le persone, che oggi cercano un benessere non necessariamente legato solo allo stipendio, abbiamo sottoscritto con i sindacati e i lavoratori un accordo di secondo livello,

con lo scopo di migliorare sia le condizioni di lavoro che quelle retributive, attraverso maggiorazioni, premi e fringe benefit, nonché una polizza sanitaria integrativa.
Abbiamo inoltre stipulato per i dipendenti convenzioni ad hoc con laboratori di analisi e centri specialistici, per ribadire nei fatti la centralità delle persone.
Altro capitolo è quello dei giovani da avviare al lavoro: sebbene la sensazione diffusa è che a livello istituzionale si faccia ben poco, dal canto nostro, di recente, abbiamo assunto come apprendisti due diciannovenni appena usciti dalla scuola superiore, incontrati durante un Open day, organizzato dalla scuola.

Imparare dall’esperienza

Molto c’è ancora da fare per rendere gli imballaggi migliori, più riciclabili, riutilizzabili, “sostenibili” e con un minore impatto per l’ambiente.
Secondo me bisogna imparare a riconoscerli, a fare una giusta raccolta differenziata, a implementare gli impianti di recupero, a incentivare nuove tecnologie e nuove soluzioni… e smettere di demonizzarli.
La plastica non deve essere considerata “un nemico”, ma deve essere utilizzata in modo consapevole e responsabile in tutti i settori – alimentare, farmaceutico, cosmetico, industriale – per i quali non è un rifiuto ma una risorsa.
Il packaging “allunga la vita dei prodotti”: è una verità che bisogna avere il coraggio e la forza di spiegare e dimostrare per il bene di tutti.

Ricordiamoci del periodo della pandemia durante il quale, operando nella filiera del packaging che sostiene la catena della distribuzione dei beni di consumo, abbiamo continuato a lavorare nella piena consapevolezza di non poterci fermare, pur avvertendo un forte senso di responsabilità nei confronti dei lavoratori.
Abbiamo analizzato i rischi e messo in atto tutte le misure necessarie in ottemperanza alle direttive, ma abbiamo anche provveduto a erogare un cosiddetto “Premio fiducia” e attivato una polizza sanitaria integrativa “Covid-19”, entrambi validi per tutti i dipendenti.
Sono tuttora profondamente grata ai nostri collaboratori d’aver dimostrato, anche in quell’occasione, di essere una grande squadra.

Guardare vicino per vedere lontano

“Ci sono cose che ci prendono e non ci fanno dormire…”, cantava Pino Daniele. Succede spesso, a chi sa guardarsi intorno.
Per questa ragione Laminati Cavanna sta portando avanti diverse iniziative in campo sociale, piccole cose che non cambiano il mondo ma indicano in concreto un mutamento di mentalità e di modo di intendere il fare impresa.
Tra queste il “Progetto Vita” a cui abbiamo deciso di aderire, primi tra le aziende private in Europa. Dal 2001 infatti abbiamo in azienda un defibrillatore, nonché un gruppo di persone preparate ad affrontare le emergenze, che ora sono a disposizione di tutta la zona industriale di Calendasco.
Abbiamo inoltre donato un defibrillatore alla squadra di calcio della zona, dove giocano anche i dipendenti e i loro figli. Anche così, stiamo cercando di diffondere nei giovani una maggiore attenzione alla salute. Su questo filone si inseriscono le sponsorizzazioni a squadre locali di calcio, basket, pallavolo e paddle: piccoli investimenti, per loro però importanti.

In accordo e collaborazione con il Comune, abbiamo installato nel nostro giardino la prima panchina rossa contro la violenza sulle donne, nonché piantato un melo, con l’ambizione di creare un bosco diffuso e ripopolare di piante la zona industriale.
L’obiettivo, in definitiva, è riportare sul territorio un po’ della ricchezza prodotta dall’azienda.
Intendo proseguire su questa strada, continuando a fare quello che sto facendo adesso, a patto di farlo bene.
Ho avuto la fortuna di inventarmi artefice del mio destino e dell’impresa e non dimentico quello che ripeteva mio padre Giancarlo, fondatore dell’azienda: “Ai mei tempi, avevo fame… Tutti avevano fame, ma non tutti sono diventati imprenditori. Non si tratta solo di coraggio e di capacità, ma di opportunità che la vita senza ragione ti offre”.
E allora, come non essere grati alla sorte, e come non pensare di condividere questo privilegio con le persone che ho accanto, con la comunità in cui vivo? Impossibile… se si crede che tutto o quasi sia possibile».