LA STORIA DI TOO GOOD TO GO

[09. Educativo
È il packaging che, in quanto oggetto diffuso, sa farsi carico della propria funzione educativa.
Il packaging è uno strumento inserito nella quotidianità di noi tutti, in un dialogo costante con il proprio destinatario. Ha dunque una grande potenzialità educativa: la sua diffusione ne fa uno strumento molto potente anche su questo piano.

La storia di Too Good To Go: da applicazione mobile a movimento per l’educazione al consumo

Look, Smell, Taste, Don’t Waste’ (osserva, annusa, assaggia, non sprecare) è la campagna che Too Good To Go ha lanciato per combattere lo spreco, in collaborazione con alcuni dei più grandi gruppi alimentari a livello internazionale. Attraverso un intervento sull’etichettatura degli imballaggi, l’obiettivo è quello di sensibilizzare i consumatori e farli riflettere sul modo in cui valutiamo se il cibo è sicuro o no da mangiare.
Ogni anno, un terzo degli alimenti destinati al consumo umano viene sperperato, in particolare nei paesi industrializzati e in via di sviluppo, diventando responsabile approssimativamente dell’8% delle emissioni di gas serra a livello mondiale.

Tra le ragioni per cui si genera questo fenomeno, una delle più rilevanti è la difficoltà da parte dei consumatori di capire le etichette dei prodotti, in particolare le date di scadenza.
La confusione nella lettura delle informazioni si deve alla varietà di espressioni utilizzate, tra cui ‘Best Before’ (da consumare preferibilmente entro), ‘Use by’ (da consumare entro), ‘Display Until’ o ‘Sell by’ (da porre in vendita entro). Tale confusione sarebbe la causa di circa 9.000.000 di tonnellate di rifiuti alimentari in Europa ogni anno.

Too Good To Go nasce come applicazione mobile gratuita nel 2016 in Danimarca, con lo scopo di salvare gli alimenti invenduti e ancora perfettamente commestibili, creando un vero e proprio network anti-spreco.

L’idea alla base di Too Good To Go ha origine nel 2015, quando i suoi creatori, dopo aver partecipato a un buffet gratuito, constatano con incredulità come tutto il cibo non consumato alla fine dell’evento venga buttato nella spazzatura seppur ancora in ottime condizioni. È a seguito di quell’episodio che viene dato il via alla creazione e allo sviluppo di una piattaforma digitale che connette ristoranti, supermercati e altri esercizi commerciali con disponibilità di alimenti invenduti e ancora perfettamente commestibili, con persone interessate a comprare a fine giornata quel cibo in eccedenza a un prezzo ridotto.

 

 

L’applicazione si è diffusa rapidamente in tutta Europa ed è attualmente disponibile in 14 paesi. A inizio del 2020, dopo aver ottenuto la certificazione come B Corp, Too Good To Go inizia la sua espansione verso gli Stati Uniti.
Oltre allo sviluppo della app, Too Good To Go si è dedicata negli anni ad azioni di advocacy istituzionale e a iniziative per sensibilizzare aziende e consumatori intorno allo spreco alimentare, creando, tra le altre cose, materiale educativo per le scuole e campagne di informazione, e dando vita a un vero e proprio movimento globale.

 

 

La campagna ‘Look, Smell, Taste, Don’t Waste’ viene lanciata nel 2021 nel Regno Unito, con l’obiettivo di chiarire la confusione tra data di scadenza (‘Use By’) e data di preferibile consumo (‘Best Before’), invitando i consumatori a usare i propri sensi per valutare la commestibilità di un alimento.

Secondo un sondaggio condotto da Too Good To Go prima di avviare la campagna, quasi la metà delle persone intervistate dichiara di non comprendere in modo chiaro le date indicate sulle confezioni e non riesce a capire la differenza tra la data di scadenza (‘Use By’), riferita al limite di tempo entro il quale va consumato necessariamente un alimento per la sua alta deperibilità biologica, e la data di preferibile consumo (‘Best Before’), termine oltre il quale si riduce la qualità organolettica del prodotto, ma senza implicare necessariamente un rischio per la salute.
Tuttavia, oltre a saper distinguere correttamente queste due indicazioni, Too Good To Go sostiene che per determinare la commestibilità dei prodotti alimentari presenti nella dispensa o nel frigorifero occorre usare i propri sensi: per valutare se un cibo è ancora buono da mangiare occorre osservarlo (‘Look’), annusarlo (‘Smell’), assaggiarlo (‘Taste’) e fidarsi quindi del proprio giudizio.

 

 

Si tratta, dunque, di una ‘doppia’ educazione al consumo: da una parte, si vuol far comprendere come leggere correttamente le etichette delle confezioni; dall’altra, far riavvicinare le persone agli alimenti per recuperarne l’esperienza diretta.
Con lo sviluppo della produzione industriale e l’elevato livello di trasformazione dei prodotti, insieme all’affermazione dei sistemi di vendita self-service e della grande distribuzione organizzata, si è infatti verificata con il tempo un progressivo allontanamento dal cibo e dalla sua conoscenza. È da tale allontanamento che deriva il trasferimento di responsabilità al packaging nella comunicazione del suo contenuto, consolidando il proprio ruolo fondamentale di intermediario tra il prodotto e il consumatore, e facendosi così veicolo sia di informazione utile per la comprensione dell’alimento, sia di sensibilizzazione sullo spreco e altri temi di rilevanza sociale e ambientale.