LA STORIA DI ALGRAMO

[01. Responsabile
È il packaging quando diventa responsabilità di tutti verso tutti: nella progettazione, nella produzione e nell’utilizzo

La storia di Algramo: dal “fin del mundo”, etica e intelligenza al servizio della responsabilità sociale e ambientale

La storia di Algramo risale al 2012, quando il suo fondatore José Manuel “Cote” Möller era uno studente di Ingegneria Gestionale alla Pontificia Universidad Católica de Chile.

Cote viveva con tre amici a La Granja, un comune ubicato nel settore sud della città di Santiago del Cile, caratterizzato per essere una delle zone con maggiore presenza di povertà nella Regione Metropolitana della capitale.

 

Essendo studenti lavoratori, per poter sostenere l’elevato costo della vita santiaguina, gli amici erano costretti ad acquistare solamente ciò di cui avevano bisogno, giorno per giorno, in piccole quantità. Il Cote, che in casa si occupava della spesa, si rese conto che quando comprava nel negozio del quartiere, finiva per pagare in proporzione molto di più che se avesse comprato gli stessi prodotti in formati più grandi.

José Manuel, per trovare una soluzione a questo problema, decide di fondare Algramo con l’idea di creare una vending machine per prodotti sfusi con logiche e prezzi della distribuzione all’ingrosso, ma erogando solamente la quantità esatta di prodotto che il cliente necessitasse o potesse comprare, pagando così somme contenute e giuste.

Lo stesso nome Algramo deriva dall’espressione “al gramo”, che significa proprio: comprare “al grammo”. Questi distributori automatici sarebbero stati installati negli almacenes de barrio, i negozi di quartiere, dove il problema si verificava con maggiore frequenza.

 

All’epoca non esisteva, né in Cile né in altri paesi del mondo, una tecnologia che combinasse il pagamento e l’erogazione di una quantità esatta in un solo distributore automatico.

 

La prima sfida fu dunque l’ideazione della macchina, che fu sviluppata inizialmente grazie a un piccolo fondo destinato a sostenere progetti di studenti dell’Università Cattolica, che ha permesso di trasformare il sogno di un giovane di poco più di vent’anni in una realtà.

 

Insieme al distributore si progettò un imballaggio resistente e riutilizzabile, con l’obiettivo di ridurre i costi e gli impatti anche dei contenitori dei prodotti.

Nel 2013, José Manuel Möller e il socio Salvador Achondo, ufficializzano la nascita di Algramo come società per azioni, e iniziano a installare le prime vending machine in alcuni dei comuni della capitale.

Al principio distribuiscono detergente in polvere per lavatrice, e successivamente prodotti alimentari come fagioli, ceci, lenticchie e riso.

 

L’anno successivo, Algramo ottiene la certificazione come Empresa B, entrando a far parte di un movimento globale (Certified B Corporations) costituito da organizzazioni promotrici di un’economia che possa creare valore integrale, a partire dal benessere delle persone e del pianeta, e con assunzione di responsabilità nel breve e lungo periodo, nella prospettiva di uno sviluppo – realmente – sostenibile.
Con il passare del tempo, Algramo ha ricevuto premi e riconoscimenti sia a livello nazionale sia internazionale, arrivando a posizionarsi globalmente come una delle aziende più innovative, insieme a giganti come Google, Apple y Samsung.

 

L’obiettivo di Algramo è chiaro: combattere la “tassa sulla poverta” (impuesto a la pobreza) che risponde ai modelli di business più tradizionali, dove una lunga catena di distribuzione colpisce economicamente soprattutto chi è costretto ad acquistare generi di prima necessità in piccoli formati.

 

Oltre alla lotta per l’uguaglianza e la giustizia sociale, che si concretizza nella definizione di un giusto prezzo e dal fatto che tutti possono accedervi, con un risparmio di circa il 40% sugli acquisti di prodotti di prima necessità, Algramo promuove gli acquisti nei piccoli negozi (attualmente sono più di 2000 sul territorio di Santiago) e sostiene la vita di quartiere che si forma intorno ad essi.

Inoltre, il packaging riutilizzabile del sistema Algramo consente di ridurre i costi di produzione e gli impatti sull’ambiente: il riutilizzo del contenitore evita 2 chili di rifiuti al mese per famiglia e contribuisce alla riduzione dell’impronta di carbonio.

Negli ultimi anni, la “revolución de la compra inteligente” di Algramo non si è fermata e dai quartieri di Santiago l’azienda cilena da qualche anno ha iniziato a diffondere il proprio modello in altri paesi latinoamericani, in particolare in Colombia.
Ma il salto più importante risale all’anno scorso, quando Algramo lancia, in collaborazione con Unilever e Nestlé, un’evoluzione del proprio sistema con l’obiettivo di promuovere a maggiore scala un modello di consumo basato sul riutilizzo di imballaggi intelligenti, con l’integrazione di un chip RFID che permette monitorare il numero di riutilizzi.

 

Dopo aver creato un account sulla pagina algramo.com e dopo aver associato al proprio profilo il contenitore riutilizzabile, ogni volta che una persona adopererà il proprio imballaggio per comprare i prodotti, verrà riconosciuto un incentivo in denaro che si accumulerà nel proprio wallet virtuale e sarà scontato nei successivi acquisti, secondo una logica analoga a quella del reverse-vending, sistema pensato per incentivare il riciclo. In questo modo, secondo José Manuel Möller, il packaging si trasforma in una vera e propria “carta di pagamento” ricaricabile, che difficilmente vorremmo perdere, o abbandonare, come spesso purtroppo succede con gli imballaggi dopo essere stati utilizzati.

Questi nuovi contenitori intelligenti possono essere ricaricati mediante dei dispenser installati nei negozi e su tricicli elettrici, lanciati in collaborazione con l’azienda EnelX, che fornisce un supporto strategico per l’elettromobilità. Gli utenti possono prenotare la visita di un triciclo attraverso la app di Algramo e il prodotto viene ricaricato proprio all’ingresso della propria casa.

 

Oltre ai tricicli elettrici pensati per la capitale cilena, Algramo ha da poco firmato un accordo per lanciare dei chioschi automatizzati per la ricarica dei propri smart packaging nella città di New York, con due progetti pilota già attivi a Brooklyn e Lower East Side.

Una piccola start up del “fin del mundo”, nata dal sogno di un giovane studente cileno della periferia di Santiago, si è trasformata in pochi anni in un fenomeno globale, caratterizzato da una proposta etica e responsabile di innovazione del packaging, “la revolución de la compra inteligente”, una rivoluzione che contribuisce concretamente al necessario cambio di paradigma e il ripensamento degli attuali modelli di produzione e consumo, che ci hanno condotto alle crisi sociali e ambientali, che stiamo affrontando a livello globale.