Un progetto di natura tecnico-scientifica nato per indagare il futuro di una delle forme di imballaggio flessibile più diffuse al mondo che ha dato origine al white paper “Flowpack: il massimo col minimo. Alta protezione a basso impatto”.
Un progetto di natura tecnico-scientifica nato per indagare il futuro di una delle forme di imballaggio flessibile più diffuse al mondo che ha dato origine al white paper “Flowpack: il massimo col minimo. Alta protezione a basso impatto”.
La pubblicazione, a cura delle ricercatrici del Politecnico di Torino Beatrice Lerma e Doriana Dal Palù e edita da Edizioni Ambiente s.r.l., è stata redatta con la collaborazione di aziende, professionisti ed enti specializzati del settore e si inserisce in un momento storico particolare in cui l’attenzione alla sostenibilità e alle tematiche ambientali è diventata una mission non più prorogabile.
In un realtà in cui la plastica è demonizzata e considerata al pari di un nemico da combattere, ciò che si propone il documento è di indagare la storia del flowpack, dalla nascita fino al momento presente, arrivando anche ad ipotizzare i suoi possibili sviluppi del domani. Il tutto, ovviamente, sulla scia dell’attenzione del consumatore nei confronti dell’ambiente, oggi diventata un vero e proprio driver di scelta durante i processi di acquisto, tanto da arrivare a condizionarne i consumi.
Ma quale sarebbe l’impatto derivato dallo spreco alimentare?
Gli imballaggi in flowpack garantiscono l’accessibilità a beni fondamentali anche in condizioni estreme, come ad esempio guerre e disastri climatici, assicurando totale igiene e sicurezza a lungo termine e preservandone costantemente la qualità. Il packaging flessibile, inoltre, permette un’ottima organizzazione in termini di spazio e distribuzione, utili anche a nuove categorie di prodotti da customizzare.
E se il white paper si pone l’obiettivo di parlare ad una platea estesa, da tecnici e professionisti fino ad arrivare al pubblico generalista che ogni giorno maneggia e utilizza, consapevolmente o no, imballaggi flowpack, il progetto rappresenta solo il primo passo di un grande piano più esteso che mira a coinvolgere tutta la filiera, unitamente ai decisori politici, per cambiare rotta e raggiungere l’obiettivo “Zero sprechi?” all’insegna dell’economia circolare e della sostenibilità.
Uno scopo, quello di raggiungere il “flowpack to flowpack”, che può essere raggiunto solo attraverso un lavoro condiviso e congiunto che trovi soluzioni ai problemi del presente, rivoluzionando l’attuale paradigma che vede il packaging come un rifiuto anziché come ciò che realmente rappresenta: un contenitore che preserva, conserva e comunica/informa.
In quest’ottica, si tratta di un lavoro coordinato che deve essere promosso dai decisori politici e dagli addetti ai lavori ma che deve coinvolgere giocoforza anche il consumatore finale attraverso un processo di stimolazione e l’esportazione di un modello di sviluppo che coincida con una circolarità ormai più che necessaria.
Per questo motivo il white paper, presentato per la prima volta in occasione di Ipack-Ima 2022, manifestazione internazionale specializzata nel processing e packaging food e non food, ha voluto parlare ad un pubblico ampio favorendo il dialogo reciproco tra il mondo delle imprese e il mondo della ricerca, agevolando la messa a fuoco di possibili criticità da riportare al mondo dei decisori politici e dell’intera filiera produttiva.
Il lavoro di ricerca del gruppo del Politecnico di Torino, che ha visto il coinvolgimento anche della dottoressa Ottavia Burello, dà voce ai diversi attori coinvolti in un processo che indaga le funzioni e la complessità di questa tipologia di imballaggio flessibile. Un’analisi a tutto tondo articolata su più livelli che parte da una premessa delle curatrici e arriva ad offrire al lettore uno sguardo d’insieme.
A dare la voce al mondo delle associazioni dei produttori di macchine da imballaggio, nei tre saggi di apertura, sono stati il Presidente di PMMI – The Association for Packaging and Processing Technologies Jim Pittas, il Presidente di UCIMA (Unione Costruttori Italiani Macchine Automatiche per il Confezionamento e l’Imballaggio) Riccardo Cavanna e il presidente di Giflex (Associazione nazionale che raggruppa i produttori di imballaggi flessibili) Alberto Palaveri.
Dopo un approfondimento del giornalista specializzato nel packaging Luca Maria De Nardo, il lettore viene introdotto nella sezione “Flowsearch”, raccolta di pillole temporali che ripercorre dall’Ottocento ai giorni nostri le principali tappe storiche che hanno permesso la nascita, lo sviluppo e la diffusione del flowpack in due secoli di storia.
Seguono poi, a ritmo alternato, sezioni dedicate a curiosità sull’eco-pack, rubrica di cinque novità dal mondo internazionale dell’imballaggio flessibile, e capitoli tematici, ossia l’ossatura scientifica della pubblicazione a firma di otto ricercatrici e ricercatori appartenenti a cinque diverse università italiane: Università Iuav di Venezia, Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, Politecnico di Torino, Università degli Studi di Milano Statale e Università degli Studi di Salerno.
Andando avanti si trovano le storie di aziende, focus su otto aziende leader del settore italiane e internazionali che ripercorre l’intera filiera, dalla produzione del film alla produzione di macchine da imballaggio, dai produttori di alimenti alla grande distribuzione e al settore del recupero e riciclo di materiali plastici: Taghleef Industries, Campbell Wrapper Corporation, Cavanna Packaging Group, Syntegon Technology, IMA FLX HUB, Gruppo Barilla, Coop Italia e Gruppo Montello.
Syntegon Technology, IMA FLX HUB, Gruppo Barilla, Coop Italia e Gruppo Montello. Infine, tra le sezioni presenti ce n’è una dedicata alle voci di persone, con testimonianze di Franco Goglio (Presidente e CEO di Goglio Spa), Fabrizio Gerosa (Sales Manager Cellografica Gerosa Spa), Maurizio De Costanzo (consulente DECOM Srl), Ludovico Rangoni Machiavelli (ex Direttore Commerciale e Partner Thermosac Spa), Amedeo Caccia Dominioni (Senior Consultant TCO Consulting) e Simona Fontana (Responsabile Centro Studi per l’Economia Circolare Conai).
Al termine del volume sono poi sintetizzate alcune conclusioni che provano a rispondere a diversi quesiti, dagli scenari in cui si collocherà il flowpack nei prossimi decenni al ruolo che giocherà l’educazione dell’utente finale ai fini della sostenibilità ambientale.
Una lettura, insomma, completa e multilivello che spoglia la plastica dai suoi pregiudizi mettendo in luce contemporaneamente criticità e benefici. Ciò che auspicano gli autori, e che ha animato la stesura della pubblicazione, è che l’imballaggio futuro possa essere in grado di crescere e maturare, e di supportare il prodotto che contiene, andando oltre le funzioni attuali di protezione e conservazione.
Le nuove tendenze dei materiali guardano infatti al potenziale di una nuova rivoluzione industriale: la biotecnologia o la biologia sintetica stanno già tracciando la rotta per sviluppare packaging che si mangiano, che alimentano noi, il suolo, le piante o altre forme viventi, e che potranno far crescere ciò che contengono.
Una strada ancora lunga che deve essere percorsa insieme creando una rete che lavora per raggiungere il medesimo obiettivo.
Per entrare a far parte della community e per scaricare il white paper, ripercorrendo così una storia che inizia nell’Ottocento (e anche prima) e dura fino ai giorni nostri è possibile visitare il sito www.flowpack.it.
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