ABUSO NON È AMORE

[07. Contemporaneo
È il packaging che sa essere in costante relazione con la società della quale rappresenta i valori. Gli imballaggi riflettono la cultura della società e contribuiscono a loro volta a crearla. Lo fanno attraverso i messaggi, che passano dalle loro forme, dalle loro grafiche, dai loro simboli: così trasferiscono modelli, partecipando all’evoluzione della contemporaneità.

L’abuso psicologico non è mai amore: il packaging dalla parte delle donne vittime di violenza

La violenza su donne e ragazze (Violence Against Women and Girls – VAWG) rappresenta una delle violazioni dei diritti umani più diffuse, persistenti e devastanti che, ad oggi, non viene denunciata a causa dell’impunità, del silenzio, della stigmatizzazione e della vergogna che la caratterizzano.
Questo tipo di violenza può manifestarsi in modi diversi, ad esempio come violenza fisica, sessuale e psicologica, che comprende: violenza del partner in situazioni di intimità (maltrattamenti, abusi psicologici, stupri coniugali, femminicidio); violenza e molestie sessuali (stupro, atti sessuali forzati, avance sessuali indesiderate, abusi sessuali su minori, matrimonio forzato, molestie di strada, stalking, molestie informatiche); traffico di esseri umani (schiavitù, sfruttamento sessuale); mutilazione genitale femminile; matrimonio infantile.

 

 

 

Secondo le Nazioni Unite, nel mondo circa 736 milioni di donne – quasi una su tre – hanno subito violenza fisica e/o sessuale almeno una volta nella loro vita. Più di cinque donne o ragazze vengono uccise ogni ora da qualcuno della loro stessa famiglia, più di quattro su cinque (86%) vivono in Paesi privi di una solida protezione legale contro la violenza di genere.
Per sensibilizzare l’opinione pubblica su questo fenomeno ancora così diffuso nel mondo, è dal 1981 che ogni 25 novembre si celebra la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, istituita nel 1999 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Questa data è stata scelta per onorare il brutale assassinio delle sorelle Mirabal, tre attiviste politiche della Repubblica Dominicana che furono torturate e uccise nel 1960 per ordine del dittatore Rafael Trujillo.

 

 

Per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla violenza di genere, sempre più marchi in tutto il mondo sono impegnati in programmi a sostegno dell’empowerment femminile e in campagne di comunicazione contro la violenza sulle donne.
YSL Beauty porta avanti l’iniziativa Abuse is not love con l’obiettivo di raggiungere 2 milioni di persone in tutto il mondo entro il 2030 e diffondere consapevolezza sui 9 segnali di allarme che sempre più spesso vengono scambiati per amore all’interno delle relazioni intime: 1) intimidire (dare delle pazze e instillare la paura); 2) ignorare (nei momenti di rabbia); 3) ricattare (se ci si rifiuta di fare qualcosa); 4) manipolare (per costringere a fare o dire qualcosa); 5) intromettersi (controllare il telefono o monitorare la posizione); 6) umiliare (mettere in difficoltà); 7) manifestare gelosia (rispetto a ogni cosa si faccia); 8) controllare (dove si va e come ci si veste); 9) isolare (allontanamento da amici e familiari).

 

Avon in collaborazione con l’organizzazione contro la violenza domestica No More hanno lanciato il Reverse Make-up Tutorial, un video basato su esperienze reali si concentra sul comportamento controllante e abusivo volto a distruggere l’autostima di una donna attraverso l’aspetto e il trucco; comportamento che spesso è parte o precursore della violenza fisica.
Un’indagine condotta dal marchio di bellezza sull’esperienza di 1.035 donne britanniche ha rivelato, infatti, che una donna su sei ha avuto un partner che controllava se si truccasse o meno, mentre all’11% delle intervistate è capitato di essere influenzate nella scelta di truccarsi; quasi una donna su sei di quelle che hanno avuto un partner che controllava o influenzava il loro make-up ha anche usato il trucco per nascondere ferite inflitte nel contesto di una violenza domestica. La fascia d’età che ha riportato l’incidenza più alta (22%) di partner che controllavano la quantità di trucco che indossavano, è quella tra i 18 e i 24 anni.

 

 

Durante il mese di novembre, proprio in occasione della celebrazione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, Avon ha lanciato un “Personal Safety Alarm”, un portachiavi che include un allarme per attirare l’attenzione in caso di bisogno e una torcia per illuminare la strada. Il 100% dei profitti della vendita di questo accessorio sarà devoluto in beneficienza.

In Cile, dall’inizio del 2023 sono già stati registrati 21 femminicidi. In questi delitti, i segni precursori della violenza sono in realtà evidenti, ma si nascondono sempre dietro uno “scusami” e spesso non vengono tenuti in sufficiente considerazione.
In questa prospettiva, a Santiago, il Municipio di Las Condes ha lanciato la campagna “Perdón, Alto en violencia” (Scusami, Eccesso di Violenza) basata su manifesti diffusi nello spazio urbano e sulla distribuzione all’uscita delle fermate della metropolitana di barre di cioccolato con frasi differenti stampate sulle confezioni, quali “perdón, se me pasó la mano de celoso” (scusami, ho esagerato con la gelosia) oppure “perdón, no era mi intención empujarte” (scusami, non volevo spingerti).

 

Le frasi utilizzate sulle confezioni in riferimento alla violenza (Alto en Violencia), alle aggressioni (Alto en Agresión) e ai danni causati alle donne (Alto en Daños irreparables), è una risemantizzazione – cioè, l’attribuzione di nuovi significati a parole esistenti – dell’espressione “Alto en” (Eccesso di) prevista dalla normativa cilena in materia di etichettatura e apposta su quegli alimenti che superano specifici limiti di calorie (Alto en Calorías), zuccheri totali (Alto en Azúcares), sodio (Alto en Sódio) e grassi saturi (Alto en Grasas Saturadas). Con questo sistema di etichettatura, il Cile è stato un pioniere in America Latina nella lotta contro l’obesità e altre malattie legate alla malnutrizione, diventando un esempio per altri Paesi di questo continente.

 

 

 

Secondo UNWomen, la violenza di genere è una piaga che, oltre a influire negativamente sul benessere generale delle donne e a impedire loro di partecipare pienamente alla società, ha un impatto sulle famiglie, sulla comunità e sul Paese in generale; ha inoltre costi enormi, dalla maggiore pressione sull’assistenza sanitaria alle spese legali e alla perdita di produttività. La violenza su donne e ragazze è un ostacolo alla piena realizzazione dei loro diritti umani, e più in generale al raggiungimento dell’uguaglianza, dello sviluppo e della pace.
Si tratta tuttavia di un problema che non riguarda solo un numero, seppur elevato, di individui particolarmente violenti e disturbati, ma la società nel suo complesso, ancora pervasa da retaggi patriarcali e da forti ingiustizie. “La violenza sessuale contro le donne e le ragazze affonda le sue radici in secoli di dominazione maschile. Non dimentichiamoci che quelle disuguaglianze di genere che alimentano la cultura dello stupro, costituiscono fondamentalmente una questione di squilibri di potere” ha affermato António Guterres, Segretario Generale delle Nazioni Unite.

 

 

In Italia, la tragedia che ha colpito Giulia Cecchettin, giovane donna vittima di femminicidio, ha scosso profondamente l’opinione pubblica e ha riportato l’attenzione sulla grave questione della violenza di genere anche nel nostro Paese. La comunicazione intorno a questo fenomeno così grave e complesso è tornato a essere protagonista di carta stampata, telegiornali e talk show.
La speranza è che grazie a questa intensa copertura mediatica, anche attraverso campagne non convenzionali come quelle diffuse attraverso le confezioni dei prodotti, si possa aumentare la consapevolezza non solo delle donne ad essere più attente ai segnali d’allarme che possono indicare la presenza di una relazione pericolosa, a reagire e a chiedere aiuto, ma anche di tutti noi nel sentirci corresponsabili di quanto sta accadendo.
La violenza di genere ha infatti una matrice culturale, cioè si basa sulla disuguaglianza che caratterizza la tradizione patriarcale in cui siamo ancora immersi e che attribuisce alle donne un ruolo minoritario.

 

Per contrastare la violenza di genere è necessario, dunque, un profondo cambiamento di paradigma, ma per attuarlo è necessario più che mai agire in un’ottica sistemica per ripensare collettivamente il ruolo della donna e gli equilibri di potere nella società.

 

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