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Riflette la cultura della società, e a volte contribuisce a crearla ma con quali priorità?
Luca De Nardo

29 marzo 2021

 

“Specchio dei tempi sì, ma uno specchio attivo, che sia capace di restituire contenuti, funzioni e spinte gentili a migliorare il nostro stile di vita e il rapporto con l’ambiente”: Anna Paola Cavanna, presidente della Fondazione Carta Etica del Packaging, sintetizza il valore n. 7 della Carta ed invita le imprese della filiera a partecipare e proporre progetti di miglioramento candidandosi Ambasciatori della Carta.

Nel più recente dei discount presenti in Italia ci sono 2.000 codici prodotto, in un supermercato evoluto 27.000. Ognuno contiene inviti, idee, stimoli, emozioni, suggerimenti basati su messaggi verbali, colori, forme, immagini e disegni, ma anche il design, il peso di ognuno, i materiali sono altrettanti messaggi che condizionano. Insomma, una quantità elevata di stimoli, a volte anche quotidiani se sommati poi a quante volte manipoliamo una confezione fra le mura domestiche.

“L’obiettivo primario resta indurre all’acquisto e al riacquisto? Oppure, possiamo introdurre altre priorità – si chiede la Presidente – Nella contemporaneità esistono anche urgenze quali la corretta alimentazione: un terzo degli italiani, per esempio, soffre di sovrappeso; oppure, lo spreco alimentare si combatte anche con packaging più adatti al consumo di famiglie sempre più numerose e più piccole; o anche, abbiamo una responsabilità in ordine al riciclo che ci porta a interrogare le confezioni per una migliore raccolta differenziata. In che senso, allora, il packaging è veramente contemporaneo?”

Sul mercato mondiale è in atto la rivoluzione del commercio elettronico: occorre interpretare le sfide dell’efficienza logistica dell’usabilità, del riciclo dei materiali, della riduzione degli impatti ambientali, della logistica di ritorno: imballi monouso o riusabili? È soltanto uno dei possibili aspetti di contemporaneità che si è chiamati a interpretare. “Basti pensare ai riscontri, ai commenti dei compratori pubblicati sulle piattaforme – sottolinea Anna Paola Cavanna – Inducono l’industria ad essere giudicata credibile o no sulla qualità del prodotto ma anche del suo imballaggio sotto il profilo ambientale, della sicurezza, dell’usabilità.”

Una parte di questi temi è presente nei contenuti del Corso di Alta Formazione in Packaging Management iniziato lo scorso 25 marzo, ideato dalla Fondazione in collaborazione con l’Università La Sapienza di Roma e al quale partecipano 21 persone. “È la prima risposta concreta agli impegni che come Fondazione abbiamo preso nei confronti della filiera – conclude la Presidente – Invito gli imprenditori a farsi portavoce di questo impegno sostenendo l’attività formativa e informativa: diventate Ambasciatori, come me.”

 

https://www.compacknews.news/it/news/2021/il-packaging-ci-cambia-o-siamo-noi-a-cambiarlo/