
Nella splendida cornice di Venezia, si è svolto lo scorso maggio, il convegno dal titolo “Il Packaging, tanti volti un solo obiettivo”, promosso e organizzato da Fondazione Carta Etica del Packaging, in collaborazione con Istituto Italiano Imballaggio. Alla presenza di autorevoli relatori si sono susseguite testimonianze e riflessioni sul tema dell’etica applicata al packaging, un manufatto al centro non più e non solo di un sistema informativo ma in relazione con un sistema valoriale più alto. Condotto e moderato dalla giornalista Cristina Lazzati, direttrice di MARK UP, l’evento ha toccato temi di grande attualità ma allo stesso tempo inediti: dai green claims all’etica nell’impresa, dalla finanza etica sostenibile al pensiero filosofico.
Condotto e moderato dalla giornalista Cristina Lazzati, direttrice di MARK UP, l’evento ha toccato temi di grande attualità ma allo stesso tempo inediti: dai green claims all’etica nell’impresa, dalla finanza etica sostenibile al pensiero filosofico.
Oltre ai preziosi contributi, consultabili dal sito, i relatori hanno voluto regalare al pubblico presente in sala alcune riflessioni e parole chiave, ognuno rispetto ai propri interventi, per il viaggio di ritorno a casa.
• Consonanza: per raggiungere prima un obiettivo bisogna darsi la mano, Alessandra Fazio, Fondazione Carta Etica del Packaging
• Semplicità: più il problema è complesso, più bisogna essere semplici, Paolina Testa FTCC Studio Legale Associato.
• Collettività: capacità di essere insieme, di saper fare le organizzazioni e di saper perseguire obiettivi comuni e condivisi, Sergio Barile Sapienza Università di Roma
• Buono due volte: good for business, good for environment, everybody wins, Paolo Neri – Warrant Hub
• Connessione: pensare oltre per mettere insieme ciò che si vede con ciò che non si vede, Marco Senaldi Accademia di Belle Arti di Brera.
Non sono mancati momenti di grande originalità e ilarità grazie alla presenza di Leonardo Manera, comico, attore e conduttore radiofonico e autore del video “Che vita sarebbe…” , presentato per la prima volta proprio a Venezia e online sulla homepage del sito della Fondazione.
Cristina Lazzati

Laureata in Economia all’Università Bocconi, inizia la carriera giornalistica negli anni 90 trasferisce a Milano dove, dopo una breve parentesi televisiva con il rotocalco Target (Canale 5), inizia a occuparsi di retail per Gdoweek, diventando direttrice nel 2008. Nel 2011 è vicedirettrice dell’Area Retail e nel 2014, con il passaggio dal Gruppo 24 ORE al Gruppo Tecniche Nuove, assume la direzione di Mark UP, Gdoweek e delle riviste dell’Area Retail, cui si aggiunge la direzione editoriale del mensile Cucina Naturale.
Spesso chiamata in campo sui temi dell’innovazione, del retail e del marketing, è direttore scientifico del Master in Retail & Sales Management della 24Ore Business School e collabora con la LaRepubblica.it.
Alessandra Fazio

Alessandra Fazio, Presidentessa di Fondazione Carta Etica del Packaging e Istituto Italiano Imballaggio per il biennio 2022-2024, ricopre la carica di Head of Quality in Nestlé Italiana, a cui approda, dopo un percorso di crescente responsabilità in aziende alimentari multinazionali, cominciato nel mondo dei converter.
Mamma e manager felice del proprio incarico aziendale che ricopre da diversi anni e che, come ama sottolineare, ha ricevuto durante il congedo di maternità, ha
nel suo bagaglio, una laurea in scienze e tecnologie alimentari, una passione per le discipline scientifiche, una strutturata competenza tecnica, con attenzione al tema del food contact, maturata in un ventennio nelle aziende alimentari e, non ultimo, un mix di valori in cui crede fortemente, che spaziano dall’inclusività alla parità di genere.
Ama dedicare il proprio tempo libero alla famiglia. Grande tifosa di calcio, è appassionata lettrice e spettatrice di serie tv; pratica yoga e corre amatorialmente.
Paolina Testa

Esercita la professione legale in Milano dal 1980, ed è avvocato cassazionista dal 1987. È partner dello Studio FTCC.
Si occupa prevalentemente di diritto della pubblicità e della comunicazione, di diritto alimentare, di proprietà industriale e intellettuale, di concorrenza sleale, settori nei quali svolge sia attività contenziosa che di consulenza.
Autrice di varie pubblicazioni giuridiche, partecipa frequentemente in qualità di relatore a convegni nelle materie sopra indicate, e in qualità di docente a master e seminari di perfezionamento post-laurea. È presidente del Gruppo italiano di AIPPI (Associazione Internazionale per la Protezione della Proprietà Intellettuale).
Si fa presto a dire green!
Le questioni ambientali rivestono un ruolo centrale nell’interesse del pubblico, e di conseguenza nella comunicazione commerciale, che con sempre maggior frequenza veicola green claims, diretti a suggerire o evocare il minore o ridotto impatto ambientale del prodotto o dell’attività pubblicizzata.
I green claims che riflettono l’effettivo impegno di un’azienda per la tutela dell’ambiente vanno però distinti dal cosiddetto green washing, ossia da quella comunicazione che evoca benefici ambientali inesistenti, o che ne esagera la portata.
La relazione si propone di dare una panoramica quanto più possibile completa delle norme, di fonte sia statale che autodisciplinare, che nei vari ordinamenti disciplinano la comunicazione ambientale e fissano le regole per la sua correttezza, con riferimento specificamente all’ambito europeo, ma senza trascurare l’esperienza statunitense. L’esame delle norme è accompagnato da esempi pratici sulla loro concreta applicazione.
Sergio Barile

Sergio Barile è Professore Ordinario, settore disciplinare SECS-P/08, Economia e Gestione delle Imprese, Facoltà di Economia, Università di Roma “La Sapienza”.
La sostenibilità tra “Etica dell’impresa” ed “Etica nell’impresa”
Aldo Masullo, filosofo irpino recentemente scomparso, proponeva di intendere il concetto di “Responsabilità”, come capacità di fornire risposte. Così la responsabilità sociale di ogni organizzazione può essere intesa come tensione verso un comportamento virtuoso indirizzato al fornire risposte alle istanze dei sovrasistemi rilevanti. Come è noto i comportamenti individuali e collettivi sono condizionati dal sistema di valori che i soggetti possiedono. In tal senso l’etica, intesa come substrato di principi, valori, consuetudini non soltanto del soggetto agente, ma anche del contesto nel quale detto soggetto vive, diviene l’elemento fondante per la realizzazione di comportamenti virtuosi.
La relazione proposta, dopo aver meglio chiarito la fondamentale distinzione che vede le organizzazioni tanto come struttura, quanto come sistema, definisce le condizioni che consentono al sistema di emergere dalla struttura per perseguire i propri obiettivi. L’agire dell’organizzazione, ed il risultato di tale azione, distinguendo tra l’efficienza degli output, l’efficacia degli outcome, e la sostenibilità intesa in termini di value impact, forniscono gli elementi concettuali per qualificare percorsi di CSR Corporate Social Responsability e di ESG Environmental Social Governance.
Paolo Neri

Paolo Neri è Relationship Manager di Warrant Hub – Tinexta Group e coordinatore del progetto Warrant GARDEN (Green Advanced technology Research and Development Economy), che si occupa della consulenza e dell’orientamento in tema di sostenibilità per le imprese.
Laureato in Economia e Gestione delle imprese, dopo un’esperienza in ambito bancario, è entrato in Warrant Hub nel 2003, dapprima occupandosi di business development a livello nazionale, per poi passare allo sviluppo di partenariati e di relazioni con le istituzioni europee pertinenti nell’ambito di progetti e programmi UE per la ricerca e l’innovazione.
Promotore della Digigreen Innovation e autore di diversi articoli sul tema della transizione digitale e verde, è docente dell’Online Certification Program for Digigreen Professionals del MIP Politecnico di Milano e del Master Executive SUSTMAG di Unitelma Sapienza. Da gennaio 2021 è membro del comitato tecnico scientifico di MADE – Competence Center Industria 4.0.
Dalla finanza etica alla finanza sostenibile
Il futuro non è più quello di una volta. Il Green Deal proposto dalla Commissione Europea per dimezzare le emissioni entro il 2030 e azzerarle nel 2050 cambia in maniera significativa la visione prospettiva di ciascuno di noi, dal momento che diventare il primo continente a impatto climatico zero costituisce contemporaneamente la sfida e l’opportunità più grande del nostro tempo.
La via della sostenibilità non è più dunque una alternativa etica alla crescita, quanto un percorso obbligato di cambiamento tale per cui lo sfruttamento delle risorse, la direzione degli investimenti, i cambiamenti istituzionali e l’orientamento dello sviluppo tecnologico devono essere coerenti con i bisogni futuri oltre che con gli attuali. In questo scenario di forte mutamento, il mondo finanziario è chiamato a tenere sempre più in considerazione i fattori ambientali e sociali nell’adozione di decisioni di investimento. Per questo motivo si parla sempre più spesso di finanza etica e di finanza sostenibile, soprattutto in relazione alle recenti normative comunitarie sulla Tassonomia. Ma la finanza saprà davvero essere un fattore abilitante di sviluppo sostenibile?
Marco Senaldi

Marco Senaldi, PhD, è filosofo e teorico d’arte contemporanea. Ha insegnato estetica in varie università e attualmente presso Accademia di Belle Arti di Brera, Milano. Ha pubblicato saggi tra cui Enjoy! Il godimento estetico, Meltemi, 2003 (20062); Van Gogh a Hollywood. La leggenda cinematografica dell’artista, Meltemi, 2004 (nuova ed. 2021); Doppio sguardo. Cinema e arte contemporanea, Bompiani, 2008; Duchamp. La scienza dell’arte, Meltemi, 2019. Suoi articoli sono apparsi sui principali quotidiani nazionali e su riviste come Flash Art, Alfabeta2, Juliet, Exibart; dal 2012 firma la rubrica In fondo in fondo su Artribune; e dal 2020 scrive per il wbmagazine Antinomie. Ha fondato e diretto il periodico IMPACKT. Contenitori e Contenuti (2001-2010) dedicato alla cultura del packaging.
È stato inoltre autore televisivo di programmi culturali per Canale 5, Italia Uno e RAI Tre e nel 2019 ha realizzato Genio & Sregolatezza, sulla storia d’Italia vista dagli artisti, 1950-2000, andato in onda su RAI Storia.
Ad aprile 2021 è uscito Pensare Oltre. Come la Filosofia può aiutarci ad affrontare la pandemia, per Piemme Editore.
Pensare Oltre. È possibile ri-pensare il packaging?
Se esiste un’estetica ( e certamente è possibile descriverla), se esiste un’etica (e qui la Fondazione CEP esiste per questo), forse dovremmo partire dall’inizio, da una “metafisica” del packaging?
Certamente sì. Questo serve per sgombrare il campo dall’idea che l’imballaggio si auna cosa moderna. Non è del tutto vero. È vero se classicamente lo consideriamo un’invenzione nata in epoca napoleonica (Nicolas Appert), ma dovremmo chiederci “cosa c’era prima”.
La risposta sta nella filosofia greca che definisce il luogo delle sostanze come “contenitore immobile” (Aristotele).
La modernità ha fatto questo: ha reso mobile, dinamico, ciò che esisteva già, ma era appunto immobile.
È uno snodo fondamentale, perché ci fa capire che il packaging è stato concepito come una risposta chiave alle esigenze di mobilitazione universale che caratterizza la nostra epoca – una soluzione per così dire, straordinaria.
Ma oggi, è sotto gli occhi di tutti che questa “soluzione” si trasfigurata platealmente in un “problema” – una questione gigantesca che coinvolge ambiente, etica, produzione, consumo… una questione come si suol dire “divisiva”.
Ma un pensiero che divide non è un pensiero. Perché si limita a pensare una opposizione senza saperla davvero ri-solvere, anzi restandone preda. Il packaging ne è un esempio – e tra i più evidenti: la frattura tra chi pensa che sia una sciagura inquinante e chi fa valere le ragioni della praticità, tra chi difende l’ambiente e chi la dimensione economica, pare essere insanabile (così come accade per una miriade di altri temi caldi).
Ma è invece proprio qui che occorre iniziare a pensare: pensare ad esempio un momento “terzo” che sappia riunire le opposizioni, i dualismi, gli antagonismi unilaterali, in una multilateralità che ristrutturi dialetticamente il rapporto tra i termini in gioco, mettendo in luce la criticità delle soluzioni, ma anche lo spiraglio di speranza che ogni crisi – anche la più drammatica – apre.