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Tecnelab.it | 1° maggio 2025 |

1° maggio 2025

 

www.tecnelab.it:  “Alessandra Fazio, la cultura del packaging etico”

 

“Fondazione è un ente no-profit che si pone l’obiettivo di promuovere una cultura etica del packaging, stimolando il dibattito intorno a etica e sostenibilità sulla base di evidenze scientifiche”, dichiara Alessandra Fazio, Presidentessa del CdA di Fondazione Carta Etica del Packaging.

Le parole della Presidentessa del CdA di Fondazione Carta Etica del Packaging, Alessandra Fazio, mostrano i valori di un settore industriale in costante evoluzione.

di Fiammetta Di Vilio

 

Divulgazione scientifica, formazione, aggiornamento, iniziative culturali, partecipazione ad attività di ricerca, anche attraverso l’ideazione di iniziative sperimentali: Fondazione Carta Etica del Packaging, nata il 29 maggio 2020, si pone come punto di riferimento per le filiere che vedono protagonisti confezionamento e imballaggio quali strumenti di progresso e civiltà, capaci di rispettare uno sviluppo sostenibile ed etico.

In un mondo di soluzioni connesse, dove interi mercati possono entrare in crisi all’arrivo di una singola innovazione, i produttori devono adottare un nuovo approccio di business. Costruttori e utilizzatori di sistemi per il confezionamento e imballaggio hanno molteplici esigenze da soddisfare. E volendo identificare le principali sfide del comparto, una delle più rilevanti è quella legata alla sostenibilità di macchine, linee e materiali intesa come contenimento di consumi energetici, ma anche come eco-compatibilità orientata al valore e integrata con la strategia aziendale.

Dalle parole di Alessandra Fazio, Presidentessa del CdA di Fondazione Carta Etica del Packaging, si evidenziano le linee guida di un’istituzione no-profit – punto di riferimento per tutte le filiere dove il tema del packaging è protagonista – che si propone di stimolare il dibattito sulla progettazione etica dell’imballaggio.

 

Quando nasce la Fondazione Carta Etica del Packaging e con quali finalità?
Nata il 29 Maggio 2020, la Fondazione è un ente no-profit che si propone di promuovere una cultura etica del packaging, stimolando il dibattito intorno alla sostenibilità supportato da evidenze scientifiche. Fin dall’inizio, l’Istituto Italiano Imballaggio, network associativo di riferimento per la supply chain del settore, ha sostenuto i principi di Carta Etica, adottandola come strumento centrale per favorire la diffusione di saperi lungo tutta la filiera rappresentata: dai produttori di materie prime agli utilizzatori finali.

Il riconoscimento del valore dei principi enunciati, insieme al desiderio di assicurare alla filiera una voce istituzionale super partes, capace di stimolare riflessioni sulla progettazione responsabile, hanno posto le basi per dare vita a Fondazione Carta Etica del Packaging. Abbiamo sentito la necessità di creare un’organizzazione non orientata al profitto, perché viviamo in un momento storico in cui il packaging sta affrontando innumerevoli sfide su diversi fronti. Ci siamo posti il problema di come essere parte di soluzioni strutturali a problemi emergenti. Uno di questi è il tentativo di tenere il passo con un contesto formativo in continua evoluzione e in grande fermento, promuovendo il packaging come elemento di innovazione, di responsabilità e di sviluppo sostenibile.

Oggi il confezionamento non si limita alla sua semplice funzione, ma rappresenta un elemento di differenziazione importante, influenzando non solo le scelte di acquisto, ma la comunicazione con il consumatore: racconta l’origine e le specificità del prodotto, con una crescente attenzione all’impatto ambientale. È un anello fondamentale della catena di fornitura e l’innovazione gioca un ruolo cruciale nel generare valore aggiunto a tutti i livelli della filiera.

 

Ci illustra le esigenze culturali e strategiche che hanno portato alla formulazione della Carta Etica?
La Fondazione prende il nome dalla Carta Etica del Packaging, nata nel 2015 da una riflessione condivisa tra Edizioni Dativo e Politecnico di Milano. Tali considerazioni hanno dato origine a un documento di 10 valori, utili ad accompagnare il settore verso un futuro più consapevole. La nostra filosofia è basata proprio su quel decalogo, che riassume i principi e le qualità fondamentali per progettare il packaging oggi; è un ‘dover essere’ auspicato e fattibile, così declinato: responsabile, equilibrato, sicuro, accessibile, trasparente, informativo, contemporaneo, lungimirante, educativo, sostenibile. Tutte parole che sottintendono un mondo infinito di possibilità ed esprimono concetti che vogliono essere una guida per le aziende, per i professionisti del settore, per le istituzioni, per i cittadini nell’ideare e utilizzare il packaging in modo consapevole e responsabile. Non va dimenticato, inoltre, che nella contemporaneità esistono urgenze per le quali il confezionamento gioca un ruolo primario, quali la corretta alimentazione, lo spreco alimentare, la necessità di un corretto riciclo, il Design for All, l’immediatezza e l’accessibilità …

Chi compra oggi è più propenso ad acquistare prodotti di un’azienda che ha una filiera sostenibile o applica valori che corrispondono all’etica di chi acquista. Noi cerchiamo di diffondere il messaggio che l’etica nel business è un must have.

 

Qual è la missione attuale della Fondazione?
Si fonda su tre pilastri determinanti: la sensibilizzazione dei diversi attori della filiera, la formazione e il supporto alla ricerca. La nostra azione ruota intorno a questi tre punti. Per le attività di educational realizziamo progetti di formazione e divulgazione rivolti a professionisti, imprese e anche consumatori finali (in questo momento ci rivolgiamo in particolare a studenti) e i cui temi portanti sono la sostenibilità, l’innovazione, l’inclusività sociale nel mondo del packaging.

 

Qual è il ruolo del packaging nel panorama industriale del Paese?
In Italia il settore contribuisce a circa il 2 % del PIL. La sua funzione strategica è costituita essenzialmente dalla garanzia di sicurezza e conservazione; è fondamentale ricordare che tali aspetti riguardano tutti i tipi di prodotti, non solo quelli destinati al consumo. Il packaging, infatti, può fornire informazioni importanti sul suo contenuto e rappresenta un elemento indispensabile per la competitività delle imprese.

Nonostante ciò, oggi riscontriamo una crescente percezione negativa della confezione da parte dei consumatori, spesso vista più come un “rifiuto” che come un valore aggiunto per la società e l’ambiente. La Fondazione cerca di scardinare questo pregiudizio, puntando a sensibilizzare l’opinione pubblica attraverso dati scientifici e approfondimenti sulle reali implicazioni sociali ed economiche del packaging nel mondo industriale.

Le nostre attività si sviluppano su più fronti: da un lato, il focus è il consumatore finale, con particolare attenzione alla collaborazione con le scuole; dall’altro, il target a cui ci rivolgiamo è costituito da esperti di aziende e istituzioni, e trova espressione nei sei eventi annuali denominati “Le giornate della Fondazione”, in cui, di volta in volta, approfondiamo uno dei valori della Carta Etica, stimolando il dibattito su temi concreti e promuovendo progetti virtuosi (anche di aziende) che dimostrino come applicare i principi etici del packaging, analizzando anche l’impatto sociale di queste scelte sui consumatori.

 

Quali attività promuovete per facilitare l’aggiornamento tecnologico, normativo, culturale delle aziende del comparto?
Fiore all’occhiello delle nostre attività, lanciato due anni fa, è senza dubbio il progetto “Packaging, che fantastica avventura”, che ha visto il suo primo ciclo concludersi a giugno 2024. Un secondo ciclo è già in corso, in concomitanza con l’anno scolastico 2024-2025. In collaborazione con un partner, abbiamo sviluppato un programma educativo che include lezioni multimediali, supportato da professionisti del settore e membri della Fondazione, per sensibilizzare le nuove generazioni sull’importanza del packaging nella vita quotidiana, evidenziando anche la sua funzione sociale.

Il target della prima edizione – oltre 23.000 studenti e più di 200 scuole in tutta Italia – era rappresentato dai bambini delle scuole primarie, con un’età compresa tra i 6 e i 10 anni. La seconda edizione coinvolge sia la scuola primaria che secondaria. La scelta di agire nelle scuole risponde all’esigenza di coinvolgere i più giovani, che non solo sono consumatori, ma rappresentano un importante motore di cambiamento nei confronti delle loro famiglie. Ogni seme di conoscenza piantato oggi è infatti destinato a germogliare in futuro.

A conclusione del progetto, abbiamo anche organizzato un concorso, supportato dalla Fondazione e dai nostri ambasciatori, aziende che hanno scelto di abbracciare i valori della Carta Etica e di contribuire all’iniziativa fornendo materiali utili alla didattica quotidiana. L’evento ha avuto così una doppia valenza: sensibilizzare i bambini sui temi trattati, incentivando, al contempo, il loro impegno per migliorare la scuola in cui vivono. La partecipazione è stata straordinaria: i ragazzi sono stati chiamati a elaborare dei piccoli lavori che raccontavano quello che avevano imparato sull’importanza del packaging.

Sul fronte educativo, abbiamo anche collaborato con prestigiosi atenei, come l’Università Ca’ Foscari di Venezia e l’Università La Sapienza di Roma, per corsi di alta formazione e master focalizzati sull’acquisizione di competenze in ambito amministrativo, gestionale, tecnico e normativo, rispondendo alle sfide odierne del packaging. La formazione è un tema centrale per il nostro network, che è sempre più impegnato a fornire le competenze necessarie per affrontare l’evoluzione del settore.

Un altro tema che ci sta particolarmente a cuore è quello dell’inclusione sociale. Il packaging non è solo una questione di materiali, ma anche di persone e di società. In quest’ottica, abbiamo ideato piani di inclusione lavorativa mirati, come un’iniziativa pilota con il carcere di Lodi e altri istituti di custodia lombardi. L’obiettivo è fornire formazione ai detenuti su specifici ambiti del packaging, come la stampa, per favorire il loro reinserimento sociale. Anche in quest’ambito, collaboriamo attivamente con i nostri ambasciatori, interessati all’assunzione di specifiche figure professionali.

Abbiamo anche avviato un progetto dedicato all’inserimento lavorativo di persone con autismo, creando la figura dei ‘facilitatori’ all’interno delle aziende, i quali accompagnano le persone con disabilità nel loro percorso formativo. Tutto questo perché crediamo che la sostenibilità sia anche sociale e non solo economica.

Dal vostro osservatorio, quali sono le priorità di una politica industriale per il rilancio del comparto secondo i principi della compatibilità ambientale?
Vogliamo creare un futuro sostenibile, dove il termine ‘sostenibile’ si riferisce all’ambiente, all’economia e al sociale: per farlo occorre un approccio integrato, come lo sono questi tre aspetti. Oltre alle facilitazioni per investire in ricerca e innovazione, occorre intervenire sulle normative, che devono essere chiare e basate su evidenze scientifiche, in grado di evitare soluzioni parziali. Fondamentale, comunque, è il sostegno alla diffusione di una cultura che interpreti il packaging come strumento di crescita e sviluppo per la collettività.

 

FOCUS: ESPERIENZA E COMPETENZE
“Sono una professionista del settore alimentare e anche una mamma. In questi due aspetti coniugo la necessità e il senso di urgenza di avere un packaging che sia responsabile, sicuro e sostenibile”, afferma Alessandra Fazio, Presidentessa del CdA di Fondazione Carta Etica del Packaging.

Attualmente ricopre il ruolo di Head of Quality di Nestlé Italiana. Laureata in Scienze e Tecnologie Alimentari, ha sempre nutrito una forte passione per le discipline scientifiche, sviluppando una solida competenza tecnica in multinazionali del settore alimentare, con un focus particolare sul food contact. Il suo percorso professionale è guidato da valori in cui crede profondamente: sostenibilità, inclusività e parità di genere.

“Un’altra area di argomenti che ci sta particolarmente a cuore è quella dell’inclusione sociale. Il packaging non è solo ‘materiali’, ma dobbiamo guardare alla società e alle persone”, afferma Alessandra Fazio.

 

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