PACKAGING FUNERARI PER LA CICLICITÀ DELLA VITA

[10. Sostenibile
È il packaging rispettoso dell’ambiente. L’imballaggio è sostenibile se progettato in modo olistico, pienamente equilibrato con il prodotto e con i suoi modi d’uso, così da ottimizzare le prestazioni ambientali complessive.

Packaging funerari per la ciclicità della vita: anche la morte può essere sostenibile

Cenere alla cenere, polvere alla polvere. Questa frase, che trova le sue origini nella Bibbia (Genesi 3:19), trasmette l’idea che tutti gli esseri umani – e in generale tutti gli esseri viventi – sono destinati a decomporsi e a tornare ad essere “polvere” dopo la morte. Tuttavia, saremmo disposti a farci seppellire in un contenitore biodegradabile, in modo che il nostro corpo torni davvero, dopo la morte, a far parte dell’ecosistema senza lasciare alcuna traccia?

Il rituale della sepoltura di un defunto è così profondamente radicato nella nostra tradizione religiosa e nella nostra cultura che difficilmente ci si sofferma a metterlo in discussione.
Eppure, studi alla mano, la preservazione di un cadavere o delle sue ceneri è un’operazione particolarmente dannosa per l’ambiente, costituendo un’ulteriore impronta del cosiddetto antropocene, dell’attività umana sul pianeta.
Da una parte, le sostanze chimiche prodotte dai processi di imbalsamazione, sepoltura e cremazione si diffondono nell’aria e nel suolo; dall’altra, la manutenzione dei cimiteri e siti destinati alle sepolture è estremamente oneroso in termini di occupazione di terreno e consumo d’acqua.

Considerando l’elevato tasso di crescita della popolazione mondiale, queste considerazioni assumono poi una dimensione ancora più preoccupante.
Per questi motivi, si stanno diffondendo sempre più i cosiddetti eco-funerali o funerali ecologici, iniziative mirate a ridurre il più possibile l’impatto ambientale delle sepolture, conciliando le disposizioni normative in materia, le esigenze legate all’organizzazione delle cerimonie funebri e, allo stesso tempo, la tutela dell’ecosistema.
Queste “sepolture verdi” sono oggi rese possibili dall’uso di bare e urne biodegradabili, dei veri e propri “imballaggi” che ci permettono, una volta seppelliti, di tornare gradualmente a far parte della natura, senza rischi sanitari o di contaminazione del suolo.

Una delle più recenti soluzioni di questo tipo è Living Cocoon, sviluppata dalla startup olandese Loop Biotech : una bara “vivente” realizzata in micelio, l’apparato vegetativo dei funghi, formato da un intreccio di filamenti che si ramificano sottoterra.

Living Cocoon è stato sviluppato da Bob Hendrikx, insieme ai ricercatori della Delft University of Technology e del museo di storia naturale Naturalis.
Questo involucro ricorda da vicino gli imballaggi da trasporto costituiti da micelio, che sostituiscono le schiume plastiche, come il polistirolo, ad esempio per le bottiglie di vino.
La sostituzione del legno delle bare tradizionali con il micelio avrebbe un impatto positivo sia sulla velocità di produzione che sulla riduzione del consumo di risorse. Il micelio impiega 7 giorni per crescere utilizzando materiali di scarto e 30-45 giorni per scomparire una volta seppellito nella terra. Inoltre, si stima che un corpo umano sepolto in una bara di micelio si decomponga in 3 anni, rispetto ai 10-20 delle casse tradizionali.
La bara Living Cocoon fu utilizzata per la prima volta nel 2020 per seppellire una persona nei Paesi Bassi. Questa iniziativa di “sepoltura verde” è ora destinata a diffondersi progressivamente: nell’agosto 2022, Dela , il principale fornitore di servizi funebri del Paese, ha annunciato l’inclusione delle bare Loop nella sua gamma di accessori per sepolture e cremazioni.

 

Un altro progetto meno recente, ma altrettanto significativo, è Capsula Mundi , una proposta italiana del 2016 di urna biodegradabile a forma di uovo, messa a dimora come un seme nella terra e sopra la quale viene piantato un albero, scelto in vita dal defunto, che verrà curato da familiari e amici, come un’eredità simbolica per i posteri e il futuro del pianeta.
Anna Citelli e Raoul Bretzel, i progettisti che hanno sviluppato quest’urna attualmente commercializzata in Italia, avevano sviluppato originariamente nel 2003 un contenitore più grande dove fosse possibile porre il corpo del defunto in posizione fetale, rievocando il grembo materno. Purtroppo, per limitazioni dovute alla legislazione attuale, non è ancora stato possibile implementare il progetto su territorio nazionale.
Le sepolture verdi sono infatti permesse in molti Paesi, specialmente di cultura anglosassone, ma non ancora in Italia, dove l’attuale normativa cimiteriale – il cui nucleo principale risale a un “Regio Decreto” del 1934 – pone una serie di restrizioni alle inumazioni “verdi.
Da poco tempo invece è stato semplificato l’uso delle urne biodegradabili, che di fatto sono equiparate alla dispersione delle ceneri.

 

 

Oltre a Capsula Mundi, un altro concept di urna biodegradabile che risale in realtà già al 1997 è Urna Bios, che trasforma per le ceneri dei defunti in una pianta.

Il progetto dell’Urna Bios è stato sviluppato dal designer Gerard Moliné, cofondatore insieme al fratello Roger dello studio di progettazione Moliné , a partire da un’idea che ebbe mentre stava passeggiando con la nonna nell’orto di famiglia. Trovato un uccello morto, la nonna di Gerard, invece di buttarlo nella spazzatura, decise di fare una buca nel terreno e seppellirlo insieme a dei semi: quell’esperienza ispirò la creazione di Urna Bios.
L’Urna Bios si compone di due parti: nel corpo inferiore viene posta la cenere e nella capsula superiore il terriccio e le sostanze nutritive necessarie per la corretta germinazione del seme scelto. L’urna viene piantata a circa 5 centimetri dalla superficie. La separazione delle due parti permette al seme di germogliare separatamente dalla cenere; quando inizia il processo di decomposizione dell’urna, le radici del germoglio entrano in contatto con la cenere, diventando entrambi parte del suo sottosuolo.

 

Il successo e il riconoscimento internazionale di Urna Bios negli anni ha fatto sì che il progetto evolvesse e si proponesse nel 2016 di complementare il contenitore biodegradabile con una soluzione di “incubatrice” per semi.
Questa idea, promossa sulla piattaforma di crowdfunding Kickstarter , deriva dall’abitudine di molte persone che hanno utilizzato Urna Bios, “piantandola” in un vaso finché il seme non germogli e cresca abbastanza da poter essere trapiantato in un luogo permanente dove continuerà a crescere. È nato così Bios Incube, un vaso intelligente dotato di un sensore che monitora le condizioni di crescita della pianta e invia le informazioni a una app che mantiene informato l’utente.

 

Da sempre, l’umanità ha dedicato innumerevoli risorse per dare ai propri defunti una sepoltura rituale degna della loro memoria. Dalla semplice sepoltura alle pire funebri, i popoli del passato hanno onorato i loro morti in una miriade di modi.
Ma alcune culture si sono spinte oltre, cercando di preservare i corpi dei defunti anche molto tempo dopo la loro sepoltura, come nel caso dell’imbalsamazione rituale dell’antico Egitto.
Non potremo mai essere del tutto certi del perché di questi sforzi, ma queste pratiche si sono mantenute vive nel tempo, fino ad arrivare ai nostri giorni, in risposta forse al tabù della morte e all’angoscia di fronte alla limitatezza della vita.

 

Tuttavia, anche se come esseri umani siamo abituati a percepire la morte come una fine, in natura non esiste una vera fine, tutto è ciclico ed è ottimizzato in modo da perpetuare la vita in modo sostenibile.
E nonostante l’impatto della nostra morte sia certamente molto inferiore rispetto a quello della nostra vita e delle nostre scelte di consumo, è importante comunque esserne consapevoli e cercare di ritornare alla terra inquinando il meno possibile, anche grazie a soluzioni etiche e responsabili di quelli che sono veri e propri “packaging funerari” sostenibili.